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      Io nondimeno, scorgendo in esso fra le tenebre di pochi errori vivamente risplendere molti lumi della più salda e sensata filosofia e della più robusta e nobile poesia, non ho stimato se non ben fatto d'arricchire d'opra sì degna la mia volgare materna lingua. Sappi però ch'io talmente abborrisco gli empi suoi dogmi intorno all'anima umana ed al sommo Iddio, sì fattamente gli detesto, che per difesa de' lor contrari sarei prontissimo, ogni qual volta il bisogno ciò richiedesse, non solo ad impiegare tutto l'ingegno e le forze mie, ma anco a spargere tutto il mio sangue; avvenga che io mi pregi veramente d'esser filosofo, ma più mi glorii d'esser crstiano.
      Con questi medesimi sentimenti vivo io sicuro ch'anco tu sarai per leggere questo poema: onde non temo punto che possa nè pure in minima parte restarne offesa la tua bontà. Se poi per quello che risguarda la mia traduzione, tu ci trovi per entro cosa che non così pienamente ti soddisfaccia, compatisci la difficoltà dell'impresa, maggiore al certo che altri senza farne prova non crederebbe.
      Nel resto amami, com'io cordialmente t'amo, e vivi felice.
      6 Tomo XXI.
      7 Tra le sue Poesie dette eroiche v'è il seguente sonetto a Cosimo terzo credendo (dice il titolo) di dedicargli la traduzione di Lucrezio.
      Itene, o versi miei; del re toscanoInchinate il divino alto intelletto:
      Ite, e spiegate a lui del gran romanoI carmi eccelsi in umil stile e schietto.
      Dite quai d'eloquenza il saggio pettoSparga torrenti oltre ogni ingegno umano.
      Mentre assegna, per cause, ond'ogni effetto


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





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