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      Ma rendo sì messer lo giudice, il perché dico non ingannato da amore, che ha in voi, come mi sono accorto, diritto giudicio spento. Che la signora Lucrezia Toronda, dove ha il rispetto con la castità suo nido, di tai capelli nativi è stata dalla Natura donata, di quali fu già mille e mill'anni donato il biondissimo Absalone, e veramente potrebbe essere, che di loro innamorato il cielo sù gli traesse, e concedesse a quegli parte vieppiù degna assai di quella, dove si stanno que' di Berenice or ora in sommo favore di lui. Avrebbe più detto, secondo l'alto mio desìo, il signor Ladislao, ma non fu lasciato, perocchè volle il signor Pietro con belle ragioni, il che è proprio di lui, che si valicasse ad altro, e qui tempo più non si consumasse.
      Compito adunque il ragionare della chioma conveniente alla bella donna, e non aspettandosi altro, salvo che si levasse l'eccellente Dottore per darle qualche altra parte perfettissima, eccolo in piedi di nuovo risorto e dire:
      - A me più non spetta egli, signori, di così tosto ragionare intorno al resto di questa donna, e può essere assai questo presso alle signorie vostre l'averle dato io un buon principio.
      A queste parole disse il signor Giacomo: Voi mi parete assai debole barbero a tal corso, eccellente Dottore, poichè già vi dimostrate stanco, non avendo appena principiato l'arringo, e, per dirvi il vero, quello è avvenuto a noi, che io già intesi dal mio maestro di scuola essere avvenuto al cavallo d'un Sulpizio Galba, il quale avendo fuori a cavalcare e fare gran viaggio, come fu giunto alla porta per uscire, ecco cadergli sotto e tutto stenderglisi in terra, come se egli fosse stato più stracco del mondo, e avesse camminato dalla Tana al Nilo.


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Il libro della bella donna
di Federico Luigini da Udine
L'Aristocratica Editrice Milano
1925 pagine 114

   





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