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      Biasima nel suo Moreto Virgilio le gambe in Cibale, di cui è stato di sopra detto, sottili e ossute, e poi la pianta ancora larga e spaziosa de' piedi, ai quali scendendo, voglio che nella donna nostra bianchi come quelli di Tetide si veggano, alla quale d'argento gli dà 0mero, e di neve Stazio per la eccessiva loro candidezza. Voglio, per ispedirmene in una parola, che ella tali li abbia quali in Alcina commenda l'Ariosto, cioè brevi asciutti e rotondetti.
      Qui si trattenne e tacque il signor Giacomo, fine a un tratto e al suo ragionare e alla donna esteriore imponendo; ma dubitando noi di qualche imperfezione, e opposizione che le si potesse fare, incominciammo tutti a minutissimamente e diligentissimamente adocchiarla, e mentre in ciò fummo occupati, e spendemmo tempo assai, non potè fare il signor Pietro che non usasse queste parole, e levato in piedi non parlasse così:
      Leggesi che Zeusi pittore, avendo dipinto Elena, come di sopra vi è stato detto, non stette ad aspettare il giudizio altrui, ma subito disse: Non è cosa disconvenevole e vergognosa ai Troiani, e manco ai Greci per simil donna soffrire mille e lunghissimi travagli, perocchè chi con occhio discernevole guarderà lei, giudicheralla pur troppo degna d'essere paragonata con le eterne Dee. Noi, se io diritto giudico, possiamo con ragione usare qui le ultime sue parole e dire, che questa donna nostra tanto bella di fuori si può agguagliare giustissimamente con le Dee, e con quali Dee poi? Veramente con quelle che bellissime e ignude nel colle ideo Paride felice pastore ebbe a mirare; e se di queste ancora a qual più ella si rassomigli vorremo considerare, agevolmente troveremo che a lei, che lieta n'andò del pregio, per cui arse e cadde Troia; io parlo di Venere bella.


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Il libro della bella donna
di Federico Luigini da Udine
L'Aristocratica Editrice Milano
1925 pagine 114

   





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