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      O signor Pietro, egli mi pare che avete un gran torto, perocchè giovani vaghi e donne innamorate, che si dilettano di portare addosso i suoi zibetti e ambracani, non gli portano perchè essi sieno quel mezzo, per lo quale a loro sia tolto il puzzo, di che elle non vanno punto ingombrate, ma gli portano sì per vaghezza, e perchè eglino sono una buona cosa. Laonde vi consiglierei a non torre queste cose alla donna nostra, la quale, se vi vedrà così duro e ostinato in volerle negar ciò che sommamente le piace, tenete certo che essa vi avrà quell'odio, che veggiamo che si suole avere alle serpi, e alla verità nelle corti. Oh, come, soggiunse poi, è vero che al compagno sovente quello si niega, che non averemmo in piacere ch'egli a noi negasse giammai.
      A ciò fattosi bello, quasi animoso sparviere che levar vegga o anitra o colomba, il signor Pietro rispose:
      - S'io non persuado alle signorie vostre che a questa donna e odorate acque e zibetti non si convengano in modo niuno, veramente io non so qual cosa, ch'io mai potrò a quelle persuadere alla mia vita.
      E poi, rivolto al signor Ladislao disse:
      - Se le mie ragioni infinora usate non vi paiono pesate, e degne di essere ammesse, non giudicate altramente delle vostre in contrario mandate fuori pur ora, che dove dite che io non debbo disfare l'usanza comune di tutte le belle di bagnarsi il volto con odorate acque e tacete perchè voi mi avete fatto ridere un poco, perchè nel vero il parlar senza ragione non piace a persona di mente sana, e se vorrà l'eccellente Dottore dir il vero, egli ci dirà che i suoi giureconsulti e dottori ancora usano di dire, ch'eglino si vergognano quando senza la legge in mano si ritrovano a parlare in qualche luogo.


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Il libro della bella donna
di Federico Luigini da Udine
L'Aristocratica Editrice Milano
1925 pagine 114

   





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