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      Io lascerò di dire delle tedesche, di cui Valerio Massimo al capo della pudicizia, ed il Petrarca in quello della castità m'hanno parlato, io lascerò di dire ancora d'Ippo femmina greca, di cui ai citati luoghi fanno menzione e Valerio e il Petrarca antidetti; e finalmente lascerò di dire di mille e mille, che piuttosto morire che perdere l'onestà hanno avuto in grado, e se non hanno potuto innanzi che fusse lor tolta (benchè contro la volontà tolta si può dire che non sia tolta, che la mente pecca e non il corpo) sono rimase morte dopo con la propria mano, come Lucrezia; si sono precipitate in qualche fiume per l'estremo dolore, come quella di cui l'esempio viverà in eterno nelle dotte carte dell'allegato pur mò formatore del Cortegiano. S'io non dirò adunque nulla di tante e tante, non dirò io d'alcune nostre vicine e meno antiche sì bene, or udite.
      Presa da Attila la città d'Aquileia, la quale si potè ben tre anni da lui gagliardissimamente difendere, vi fu dentro una donna nomata Dugna, ricca di bellezza e possente di ricchezza, la quale, come le vennero veduti i nemici licenziosamente e crudelmente usanti la vittoria, perchè non le avvenisse di perdere la pudicizia, salì sovra una torre, che giunta era alla casa sua e riguardava sopra la Natissa, fiume vicino scorrente, e involtosi il capo in che che si fusse, vi si gettò precipitosamente.
      Nella medesima presa, ruina, uccisione e disfacimento d'Aquileia trovossi un'altra bella e pudica donna chiamata per nome Onoria, la quale, mentre che si menasse via rapita da' fieri e orgogliosi soldati, si venne a caso ad incontrare nel sepolcro, ove giaceva il marito di lei.


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Il libro della bella donna
di Federico Luigini da Udine
L'Aristocratica Editrice Milano
1925 pagine 114

   





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