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      Quivi fermatasi, e quello con lamenti abbracciato, e l'amato nome del marito spessi fiate chiamando, non si potè mai d'indi staccare infino che da un empio e crudelissimo di quei soldati, che rapita l'aveano, non fu colla spada dall'uno all'altro lato trafitta, e miseramente morta.
      Mi resta ancora un altro esempio di dire, il quale è che, sendo stata la perfida Rosmunda, quella che potè tradire e dare la città di Cividale in mano di Catanno re degli ungari, di cui ella n'era invaghita, in su un palo affissa poi, che di lei fu fatto ogni scherno, restarono due sue figlie, il cui nome era Appa e Giala. Queste essendo già cresciute vergini, e così di rara beltà come d'onesto rossore dotate, trassero a sè gli occhi di tutti incontanente; ma dubitando elleno del suo onore, si posero in seno fra le mammelle (o potenza della laude e del pregio!) crudi pulcini, perchè putrefatti venissero a discacciare da loro qualunque si volesse appressare, col fetore e con lo estrano puzzo suo. Così diedero un memorabile nel vero esempio di conservare intatta e sincera la pudicizia alle verginelle, e più nostre che d'altrui.
      Ora se per salvare l'onor suo non hanno avuto cura della vita queste e dell'altre infinite, qual di noi è che non abbia pianto appresso Ovidio al sesto delle Trasformazioni con Filomena stuprata a forza dal crudele cognato? Qual di noi è che non abbia avuto compassione, e lagrimato con la sventurata Didone appresso Virgilio al quarto, dove nelle caldissime preghiere e chiusa per fare seco star Enea sì che non parta da lei, dice che per lui ha perduta la castità e quel bel nome, per cui solo n'andava a volo infino alle stelle?


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Il libro della bella donna
di Federico Luigini da Udine
L'Aristocratica Editrice Milano
1925 pagine 114

   





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