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      Adunque segue che sia appartenente alla donna, ma voi mi direte: o ancora noi confermiamo questo; ma siamo discordanti in ciò che vogliamo, che l'ago, il fuso, e il rimanente che tu ci hai detto, sconvengono alla donna e alle sue pari, e convengono alle minute, vili, meccaniche e plebee femminelle, e io rispondo che, oltre che il nome vi poteva fare intendere ch'io intendeva delle magnanime e gentili, delle magnanime e gentili questo dovrebbe essere, caso che non sia, ufficio, non però negando ch'egli non appartenga a tutte le altre ancora. E perchè ci concordiamo, e di gareggiare prestamente cessiamo, utile cosa sarà vedere e produrre nel mezzo quello che gli antichi scrittori ci hanno intorno a ciò lasciato nelle lor carte. Io trovo che Cesare Augusto non usava così di leggieri di portare altra veste che quella, che per mezzo delle mani della mogliera, della sorella, della figlia e delle nepoti gli fusse stata fatta e compitamente ridutta al fine. Or ditemi qui: se un tanto principe, quanto fu Augusto, ebbe donne sì fatte che gli fecero le vestimenta, pure di necessità conviene che questo succeda, che elleno si dilettavano, quasi di suo ufficio, di cucire almeno. Qual donna adunque sdegnerassi delle nostre gentili di cucire con una moglie, figlia, sorella e nepoti d'un imperadore? Virgilio al settimo, parlando della virile e bellicosa Camilla, dice che ella non era avvezzata e usa alla conocchia e ai cesti di Minerva, dove si pongono gli strumenti femminili. Il che non è detto in favor vostro, ma bene in mio; perocchè il poeta volendo mostrare Camilla aver rivolto l'animo solo all'arme, e alle sanguinolenti e oscure battaglie, ci avvisa ch'essa aveva postergato quello, che delle pari di lei e del suo sesso è proprio.


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Il libro della bella donna
di Federico Luigini da Udine
L'Aristocratica Editrice Milano
1925 pagine 114

   





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