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      Le acque sentono la forza della musica; laonde egli si legge, che in una certa regione ha una fonte, la quale al suono delle tibie non può fare che non salti e guazzi di subito e per dire di lei partitamente alquanto, che meraviglia è, (poichè le fiere de' boschi, gli augelli dell'aria, i pesci del mare, i sassi delle vie, le anime dannate dell'abisso, e le acque le stanno soggette) se l'anima nostra tanto viene a dilettare, che nulla più? l'anima nostra, dico, la quale dalle celestiali armonie discesa ne' nostri corpi, e di loro sempre desiderevole, di quest'altre a sapere di quelle s'invaga più gioia sentendone, che quasi non pare possibile, e chi ben mira, di cosa terrena doversi sentire. Benchè non sia terrena l'armonia, anzi pure in maniera con l'anima confacevole, che alcuni dissero già essa anima altro non essere che armonia. Per questa ella ad un santo e devoto piacere, e alle volte a pietose lagrimette si muove e vanne. Laonde certissimo sono che per ciò il buono e divinissimo Ambrogio non volle la musica dalla chiesa isbandire. E Agostino non tanto vi s'attaccò ad Atanasio, di cui voi n'avete sopra fatto menzione, quanto ad Ambrogio; perciocchè nelle sue confessioni dice l'una e l'altra averli piaciuto di queste due opinioni, e averli partorito gran dubbio nella mente sovra ciò. Che meraviglia è se i poeti ne' convivi e ne' pasti vollero che la musica intravvenisse, la quale venisse mirabilmente ad ingombrare i seni di tutti di allegrezza infinita? Omero (il perchè vero si può giudicare quel che disse Timagene, la musica essere antichissima) nel primo della Iliade induce nel convivio degli Dei a cantare le Muse con soavissima voce concorde al suono, come dice l'Ariosto, della cornuta cetra d'Apollo.


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Il libro della bella donna
di Federico Luigini da Udine
L'Aristocratica Editrice Milano
1925 pagine 114

   





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