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      - Io so bene, rispose, come i partegiani degli uomini, e i nemici delle donne hanno favellato; ma io avrei avuto caro, che eglino avessero postergato la passione e l'odio che immeritevolmente hanno portato a questo sesso, e a questa schiera donnesca, che adorna e abbella pure a lor mal grado il mondo, e forse altro giudicio, e diverso molto oggidì vi si leggerebbe nelle carte loro, che non si legge. Io dico che le donne non sono tanto ciarlatrici, quanto per iscrittura vi si mostra, e siccome qui hanno gli scrittori errato, di leggieri ponno nell'altre cose aver fatto il simigliante anzi che no; deh guardiamoci un poco noi, e diciam poi di loro. Ma io torno al luogo, onde io mi partii, perchè alcuno non dica, che avendo io gittato in occhio altrui, ch'essi hanno fatto male per astio, odio ed invidia, a me starebbe bene, e converrebbe che mi si fosse gittato l'aver fatto bene per l'opposito, cioè amore e benevolenza ingannatrice, come usava di dire Platone, di veri giudicj. Il che se bene mi fie opposto, non mi curerò mai delle opposizioni, ch'io amo piuttosto di lasciarmi ingannare, il che non concedo, da amore che da odio, come questi malvagi e maldicenti si lasciano il più delle volte. Ma tornando pure, come di sopra ho detto, onde mi venni a partire, noi siamo, dico, troppo linguuti, il che non voglio che sia nella donna nostra, la quale ancora schiferà di tutto potere di non amare il vizio delle accuse, che queste tali sono fuggite dal mondo, come sono le croci dal diavolo, e più sono odiate, ch'egli non è da lui.


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Il libro della bella donna
di Federico Luigini da Udine
L'Aristocratica Editrice Milano
1925 pagine 114

   





Platone