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      Dal vino adunque in sè buono, ove immoderatamente si bee, si cangia la mente, sorge il furore, si scoprono i secreti dell'animo. Egli non lascia guatare il sole nascente, fa prestamente morire; quinci'l pallore si genera, la imbecillità, la guerra, la sfacciataggine e l'ardire di commettere ogni delitto; quinci si fanno le gote pendenti, gli occhi infermi, le mani tremanti, i sogni furiosi, e il dormire inquieto; quinci sorge la lascivia, e pieni di fetori mattutini rutti, l'oblivione quasi di tutte le cose, e la morte della memoria. Avrà adunque riguardo la donna di non essere tanto vaga del vino che incorresse in sì fatti errori, ne' quali, o vergogna degli uomini! alcuni ben sovente si veggono incorrere tuttodì. Ella berrà con quella modestia, che le si conviene e le si dice, e mai non si allontanerà dalla non picciola, e poco lodevole virtù della mediocrità, la quale altresì ingegnerassi nel mangiare di tenere, perciocchè troppo e superfluo mangiare ci fa smemorati, e non ci lascia pervenire a quella grandezza di corpo, alla quale perverremmo attenendoci alla mediocrità. Quanto viene a spettare alla favella, di cui non abbiamo ancora favellato, e pure ne bisogna favellare, io voglio ch'ella sia onesta sempre, e sempre piena di onore, che se fosse inonesta e carca di disnore, tanto si converrebbe a lei, quanto ad un bellissimo fodero una spada di cattivissima tempra, o piuttosto ponderoso, e debole piombo. Qui mi pare non disconvenirsi quel che del Piovano Arlotto mi ricorda già d'aver letto e notato: Egli aveva veduto un giovane benissimo in arnese, il quale tanto sozzo nel parlar suo si mostrava, che nulla più; il perchè a lui rivolto: o tu, disseli, usa parole conformi alle vesti n'hai nel dosso, o veste conformi alle parole c'hai usato e tuttavia usi; oltre a ciò ella sarà (il che fu in Laura, come abbiamo nel sonetto, Quand'Amor i begli occhi) chiara, soave, angelica, divina e del potere che si vede nel sonetto, Oimè il bel viso, aver avuto pure quella dell'antedetta Laura.


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Il libro della bella donna
di Federico Luigini da Udine
L'Aristocratica Editrice Milano
1925 pagine 114

   





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