Pagina (113/114)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Il perchè voi vi avete da rallegrare, e, ringraziando il cielo di sì fatto dono, di perpetuamente gioire, e di perpetuamente godervi in seno. Tacqui a tanto; e poi volendo incominciare a fornire il rimanente, ecco, appresso a questo lasciarmi, e via partirsi il sonno, nel quale, con mia non poca dolcezza e contento, aveva tutte le sovra dette cose ampiamente vedute, ed occhiate. M'increbbe, monsignore, ciò stranamente, perciocchè s'io avessi potuto anch'io un poco ragionare (come a me pare, che vi si chiedea) io so bene, che quantunque la signora Ortensia, perfettissima opra di natura, ov'ella sparse tutto il seme della vera bellezza e delle vero valore, a cui non si dee agguagliare in niuna dote dell'animo, o del corpo, niuna donna presente od antica (se non vi s'agguagliasse nella favella dolce vieppiù, che non è nè miele, nè zucchero, nè manna quella antica, e faconda tanto, di cui ella n'ha il nome) avesse avuto da me la sentenza, e il giudicio in favore, nondimeno l'altre le sarebbero sì state vicine nel pregio d'amendue le bellezze, che la differenza sarebbe stata anzi poca, che no fra loro. E per dire della mia tanto bella quanto onesta Toronda (delle tre restanti divine più nel vero, che mortali donne in apparenza non mi ponendo ora a favellare) quale altra in tutte quelle parti, che la donna perfettissima hanno stampata, le si potrebbe con ragione non dirò porre innanzi, ma pur appressare, non che anco pareggiare?
      Ora restami a dire, Monsignore mio onorato, che se vi parrà in queste mie tre notti, in questo mio sogno, e, per dire quel che più mi piace, in questa mia bella donna quale ella si è, ch'io non aggia osservato il decoro in tutto, e ch'io aggia ben sovente replicato quella voce, signore, massime ne' primi dui libri, avendo potuto porre la prima lettera de' nomi de' gentiluomini in quella vece loro significante, e finalmente ch'io aggia qualche cosa per inavvertenza lasciato, e dormito un poco, non vogliate perciò meco isdegnarvi, e cessare di difendere l'onore mio contra qualunque li si venisse (il che non posso non temere) ad opporre, e farlisi allo 'ncontro, che quale mi è venuto di potere vederlo, tale mi ha piaciuto, nulla aggiugnendo, nulla diminuendo, e nulla cangiando, di mandare e di spiegare in carte, e poi a voi consacrare e dedicare questo mio giocondo e dilettevele sogno.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il libro della bella donna
di Federico Luigini da Udine
L'Aristocratica Editrice Milano
1925 pagine 114

   





Ortensia Toronda Monsignore