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      La cupola d'Agrippa, tuttavia luccicante di bronzo; il mausoleo d'Adriano, non ancora spoglio delle sue statue e colonne; l'anfiteatro di Flavio, non ancora degradato a farne una piazza, raccontavano ai pellegrini della Mercia e del Nortumbria la storia di quella gran gente incivilita, che era scomparsa dalla faccia del mondo.
      Gl'isolani ritornavano ai propri lidi con riverenza profondamente impressa nelle loro menti mezzo stenebrate, e riferivano agli stupefatti abitatori de' tuguri di Londra e di York, come presso alla tomba di San Pietro una potente generazione d'uomini, adesso spenta, aveva innalzati tali edifici che avrebbero sfidata la furia del tempo fino al dì dell'estremo giudizio. Il sapere teneva dietro ai passi del Cristianesimo. La poesia e la eloquenza del secolo d'Augusto vennero solertemente studiate nei monasteri anglo-sassoni. I nomi di Beda, di Alcuino e di Giovanni, soprannominato Erigena, diventarono giustamente celebri per tutta l'Europa. Tali erano le condizioni del nostro paese allorquando, nel nono secolo, principiò l'ultima grande calata dei Barbari del Settentrione.
      V. Pel corso di parecchie generazioni, dalla Danimarca e dalla Scandinavia seguitarono a sbucare innumerevoli pirati, famosi per forza, valore, implacabile ferocia, e odio contro il nome cristiano. Non vi fu paese che al pari dell'Inghilterra patisse le devastazioni di cotesti invasori. Le sue coste giacevano presso ai porti donde essi movevano, né parte alcuna della nostra isola poteva dirsi così discosta dal mare da potersi tenere immune dalle loro aggressioni.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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