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      Costoro ritornarono alle patrie contrade, convinti che la riforma compitasi sotto il re Eduardo, era stata meno indagatrice ed estesa di quello che richiedevano gl'interessi della religione pura. Ma sforzaronsi invano d'ottenere concessioni da Elisabetta. Vero è che il sistema di lei, in ciò che differiva da quello di suo fratello, pareva loro peggiorato. Erano poco inchinevoli a sottomettersi in materia di fede a qual si fosse autorità umana. Di recente, fidenti nel loro modo d'interpretare la Scrittura, erano insorti contro una Chiesa forte per antichità immemorabile e per universale consenso. Avevano adoperati sforzi non comuni d'energia intellettuale a scuotere il giogo di quella splendida ed imperiale superstizione; ed era cosa vana sperare, che, tosto dopo tale emancipazione, si volessero pazientemente sobbarcare ad una nuova tirannia spirituale. Da lungo tempo avvezzi a prostrarsi con la faccia a terra, mentre il sacerdote alzava l'ostia, siccome avanti al cospetto di Dio, avevano imparato a considerare la messa come una cerimonia idolatra. Da lungo tempo avvezzi a considerare il pontefice come successore del principe degli apostoli, come custode delle chiavi del cielo e della terra, avevano imparato a riguardarlo come la belva, l'anticristo, l'uomo del peccato. Non era da sperarsi che s'inducessero a tributare ad una autorità novellamente sorta quella riverenza che avevano negata al Vaticano; che sottoponessero il loro giudicio privato all'autorità d'una chiesa fondata sul giudicio privato soltanto; che avessero timore di dissentire da maestri i quali dissentivano da quella che già era stata la fede universale della cristianità in occidente.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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