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      Ferro, olio, aceto, carbone, salnitro, piombo, amido, lana filata, pelli, cuoi, vetri, bisognava comperarli a prezzi esorbitanti. La Camera de' Comuni ragunandosi, si mostrò in collera e determinata ad operare. Invano una minoranza cortigiana biasimò il presidente di tollerare che gli atti della Regina venissero posti in discussione. Il linguaggio de' malcontenti era alto e minaccioso, e vi faceva eco la voce della intera nazione. Il cocchio del primo ministro della corona venne circondato dal popolaccio sdegnato, il quale malediceva a' monopolii, e gridava non doversi patire che le regie prerogative violassero le libertà della Inghilterra. E' parve per un istante temersi che il lungo e glorioso regno di Elisabetta avrebbe una fine vergognosa e sciagurata. Ella, nondimeno, con giudizio e contegno mirabili, evitò la contesa, si pose a capo del partito riformista, riparò agli aggravi, rese grazie ai Comuni con dignitose e commoventi parole per la loro tenera sollecitudine verso il bene pubblico, riguadagnò il cuore del popolo, e lasciò a' suoi successori un memorabile esempio del come un sovrano debba governarsi nelle pubbliche commozioni qualvolta gli manchino i mezzi di vincerle.
      XXXII. La grande Regina moriva nel 1603. Quest'anno, per molte ragioni, forma una delle più importanti epoche nella nostra storia. E' fu allora che la Irlanda e la Scozia divennero parti del medesimo impero insieme con la Inghilterra. Entrambe, Scozia ed Irlanda, a dir vero, erano state soggiogate dai Plantageneti, ma nè l'una nè l'altra erasi sobbarcata con pazienza al giogo.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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