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      L'amministrazione della Scozia era affidata a mani scozzesi; perocchè nessuno inglese aveva cagione di emigrare verso settentrione, e contendere alla più astuta e pertinace di tutte le razze quel poco che vi era da raspare nel più povero de' tesori. Frattanto, gli avventurieri scozzesi calavano giù verso le regioni meridionali, ed ottenevano in tutte le vie della vita una prosperità che eccitava la invidia, comunque, per lo più, altro non fosse che giusto rimerito alla prudenza e alla industria. Nulladimeno, la Scozia non potè in guisa nessuna sottrarsi al destino inevitabile ad ogni stato che si annette ma non s'incorpora con un altro stato ricco di maggiori mezzi. Quantunque fosse regno indipendente di nome, essa venne, per cento e più anni, veramente trattata per molti rispetti come provincia soggetta.
      L'Irlanda fu governata come terra conquistata con le armi. Le sue rozze istituzioni nazionali erano spente. I coloni inglesi, sottostando alla dittatura della madre patria, senza lo aiuto della quale non potevano esistere, si rifacevano calpestando le popolazioni fra le quali vivevano. Il parlamento che ragunavasi in Dublino, non poteva adottare una legge senza che fosse stata innanzi approvata dal consiglio privato di Londra. L'autorità del corpo legislativo inglese estendevasi sopra la Irlanda. L'amministrazione esecutiva era affidata ad uomini inglesi, che venivano considerati come stranieri, ed anche come nemici, dalla popolazione celtica.
      Ci rimane a notare la cagione che più d'ogni altra ha rese le sorti dell'Irlanda cotanto diverse da quelle della Scozia.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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