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      La Scozia era protestante. In nessuna contrada d'Europa il moto popolare contro la Chiesa romana era stato così rapido e violento. I riformatori avevano vinta, deposta dal trono e imprigionata la loro sovrana idolatra. Non vollero nè anche accettare una concordia simile a quella ch'era seguita in Inghilterra. Avevano stabilito la dottrina, la disciplina e il culto di Calvino; e facevano poca distinzione tra il papato e la prelatura, fra la messa e il libro della preghiera comune. Sventuratamente per la Scozia, il principe che essa mandò per governare un'eredità più bella, era stato tanto molestato dalla pertinacia con che i teologi avevano predicato contro lui i privilegi del sinodo e del pulpito, ch'egli detestava la politica ecclesiastica alla quale la nazione era affezionata, odiavala di quanto odio poteva essere capace la sua indole effeminata; ed appena asceso sul trono inglese, cominciò a mostrare intollerantissimo zelo per il governo e il rituale della Chiesa anglicana.
      Gl'Irlandesi erano il solo popolo nella Europa settentrionale che fosse rimasto fido alla vecchia religione. Lo che è da attribuirsi in parte a ciò, che essi in cultura rimanevano addietro di parecchi secoli ai loro vicini. Ma altre cagioni vi avevano cooperato. La riforma era stata una rivoluzione politica e morale. Non erano solo insorti i laici contro il clero, ma tutte le schiatte della gran razza germanica contro la dominazione straniera. È fatto significantissimo, che nessuna gran massa di popolo la lingua del quale non sia teutonica, s'è giammai volta al protestantismo; e che dove si parla un idioma derivato da quello dell'antica Roma, la religione della Roma moderna fin oggi prevale.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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