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      Se egli fosse stato come Enrico IV, come Maurizio di Nassau o come Gustavo Adolfo, un principe strenuo, politico, operoso; se egli si fosse posto a capo de' protestanti dell'Europa, se avesse riportate grandi vittorie contro Tilly e Spinola, se avesse adornato Westminster con le spoglie de' monasteri bavari e delle cattedrali fiamminghe, se egli avesse appeso alle mura di San Paolo i vinti vessilli d'Austria e di Castiglia, s'egli si fosse trovato, dopo memorande gesta, a capo di cinquanta mila soldati valorosi, bene disciplinati e devoti alla sua persona; il Parlamento inglese altro non sarebbe diventato che un nome vano. Avventuratamente, egli non era uomo da sostenere tanta parte. Iniziò la sua amministrazione ponendo fine alla guerra che da anni molti ardeva tra la Spagna e l'Inghilterra; e sino da quel tempo schivò le ostilità con tale cautela, da sostenere pazientemente gl'insulti de' suoi vicini e i clamori de' suoi sudditi. Fino all'ultimo anno della sua vita, la influenza del suo figlio, del suo favorito, del suo parlamento e del suo popolo, non valse ad indurlo a menare un debole colpo in difesa della sua famiglia e della sua religione. E' fu bene per i suoi sudditi, ch'egli in siffatto modo non compiesse i loro desiderii. Lo effetto della sua politica di pace, fu che in un tempo in cui bisogno non v'era di milizie regolari, e mentre la Francia, la Spagna, la Italia, il Belgio e la Germania brulicavano di soldati mercenari, la difesa dell'isola nostra venisse tuttavia affidata alla guardia cittadina.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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