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      Nel medio evo, la dottrina del diritto ereditario imprescrittibile sarebbe stata considerata eretica, come quella che era incompatibile con le alte pretese della Chiesa di Roma. Era parimente dottrina sconosciuta ai fondatori della Chiesa anglicana. La omilia intorno alla ribellione premeditata, aveva fortemente e, per vero dire, troppo fortemente inculcata la sottomissione alla autorità costituita; ma non aveva fatta nessuna distinzione tra monarchia elettiva ed ereditaria, o tra monarchia e repubblica. Veramente, la maggior parte dei predecessori di Giacomo avrebbero, per ragioni personali, considerata con avversione la teoria patriarcale di governo. Guglielmo Rufo, Enrico I, Stefano, Giovanni, Enrico IV, Enrico V, Enrico VI, Riccardo III, Enrico VII avevano tutti regnato in onta alla stretta regola di discendenza. Un dubbio gravissimo pesava sopra la legittimità di Maria e d'Elisabetta. Era impossibile che Caterina d'Aragona ed Anna Bolena fossero ambedue legalmente maritate ad Enrico VIII; e la più alta autorità del reame aveva sentenziato che nessuna di esse lo era. I Tudors, lungi dal considerare la legge di successione come istituzione divina ed immutabile, la modificarono spesso. Enrico VIII ottenne dal Parlamento un atto con che acquistava la potestà di disporre della corona per testamento, e difatti testò in pregiudicio della famiglia reale di Scozia. Eduardo VI, senza lo assenso del parlamento, arrogossi una somigliante potestà: di che lo approvarono i più illustri riformisti.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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