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      Soprattutto, volevano privare il Governo della suprema autorità militare, che, fino da tempi cui non giungono umani ricordi, era sempre appartenuta alla dignità regia.
      Non era da sperarsi che Carlo, finchè gli rimanessero mezzi di resistenza, assentirebbe le predette dimande. Nondimeno sarebbe difficile mostrare che le Camere avrebbero, per la propria salvezza, potuto contentarsi di meno. Veramente ondeggiavano in una tempesta di opposti pensieri. La gran maggioranza della nazione aderiva fermamente alla monarchia ereditaria. Coloro che nutrivano sentimenti repubblicani erano ancora pochi, e non rischiavansi a parlare alto. Era quindi impossibile abolire il principato. Nulladimeno, facevasi a tutti manifesto come il Re non fosse degno di nessuna fiducia. Sarebbe stato assurdo in coloro i quali per proprio esperimento conoscevano ch'egli bramava distruggerli, il contentarsi di presentargli un'altra petizione di diritti, ed ottenere nuove promesse, simiglianti a quelle ch'egli aveva più volte fatte e violate. Nessuna cosa, fuorchè il difetto di un esercito, gli aveva impedito di abbattere l'antica Costituzione del reame. Ed essendo allora necessario formare un grande esercito regolare per riconquistare l'Irlanda, sarebbe stata vera demenza lasciare il Re nella pienezza di quella autorità militare, che i suoi antecessori avevano esercitata.
      Ogni qualvolta uno Stato si trova nelle condizioni in cui a que' tempi trovavasi l'Inghilterra, e il regio ufficio è riguardato con amore e venerazione, e l'uomo che occupa quell'ufficio ha l'odio e la sfiducia de' popoli, la via da tenersi sembra evidente.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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