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      Nel tempo medesimo, in Iscozia formossi una coalizione tra i realisti e un grosso corpo di presbiteriani, che detestavano le dottrine degl'indipendenti. Finalmente scoppiò la procella. I popoli si sollevarono in Norfolk, in Suffolk, in Essex, in Kent, in Galles. La flotta nel Tamigi subitamente innalzò i regi colori, si spinse in mare, e minacciava la costa meridionale dell'isola. Grossa mano di armati scozzesi valicò i confini, e giunse fino alla contea di Lancaster. Potrebbe ben sospettarsi che siffatti movimenti venissero riguardati con segreta compiacenza dalla maggior parte dei membri della Camera de' Lordi, e di quella de' Comuni.
      Ma il giogo dell'armata non poteva scuotersi in quella guisa. Mentre Fairfax spegneva le insurrezioni nelle vicinanze della metropoli, Oliviero domava gli insorgenti Gallesi, e riducendo i loro castelli in rovine, moveva contro gli Scozzesi. Le sue truppe erano poche in paragone degl'invasori; ma egli non aveva costume di contare il numero de' suoi nemici. L'armata scozzese fu onninamente distrutta. Susseguì un cangiamento nel governo della Scozia. Un'amministrazione ostile al Re formossi in Edimburgo; e Cromwell, diventato più che mai l'idolo de' suoi soldati, ritornò trionfante a Londra.
      LX. Allora un disegno a cui sul principio della guerra civile nessuno avrebbe osato alludere, e che non era meno incompatibile con la Solenne Convenzione, di quello che fosse con le vecchie leggi d'Inghilterra, cominciò ad assumere una forma distinta. Gli austeri guerrieri che governavano la nazione, avevano per lo spazio di parecchi mesi meditata una tremenda vendetta contro il Re prigioniero.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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