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      LXVIII. Intanto Monk procedeva verso Londra. Per dove passava, i gentiluomini gli si affollavano attorno scongiurandolo di adoperare la propria potenza a rendere la pace alla nazione, miseramente dilacerata e sconvolta. Il Generale, freddo, taciturno, senza zelo nč per le cose politiche nč per le religiose, manteneva un riserbo impenetrabile. Quali disegni, a que' tempi, rivolgesse in mente, o se avesse concepito alcun disegno, mal si potrebbe affermare. Era, a quel che pare, suo scopo principalissimo il tenersi, per quanto pių lungamente potesse, libero di scegliere tra diverse vie d'azione. Tale certamente č per lo pių la politica di uomini che, come lui, pendono pių a muovere circospetti, che a spingere troppo lungi lo sguardo. Probabilmente, egli non venne all'ultima determinazione se non parecchi giorni dopo il suo ingresso nella metropoli. La voce dell'intero popolo chiedeva un libero Parlamento; e non era dubbio nessuno, che un Parlamento veramente libero avrebbe subito riposta sul trono l'esule famiglia reale. La Coda del Parlamento e i soldati erano tuttavia ostili alla Casa degli Stuardi. Ma la Coda era universalmente abborrita e spregiata. La potenza dei soldati era ancora formidabile, ma grandemente infiacchita dalla discordia. Non avevano capo supremo; in molte parti del paese erano venuti alle mani fra loro stessi. Il giorno precedente lo arrivo di Monk a Londra, vi fu un combattimento nello Strand fra la cavalleria e la fanteria. Lo esercito unito aveva lungo tempo signoreggiata la nazione divisa; ma ormai la nazione era unita, e lo esercito si trovava diviso.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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