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      VI. Tali sentimenti, comecchè biasimevoli, erano naturali, e non affatto indegni di scusa. I Puritani ne' giorni del loro potere, avevano, senza verun dubbio, crudelmente provocato i loro avversari. Avrebbero dovuto imparare, almeno dal malcontento, dalle lotte, dalle stesse vittorie loro, e dalla caduta di quella superba gerarchia da cui erano stati così gravemente oppressi, che in Inghilterra e nel secolo decimosettimo non era in potestà del magistrato civile lo attirare le menti degli uomini al conformismo col suo proprio sistema teologico. Mostraronsi, non pertanto, intolleranti e faccendieri al pari dello stesso Laud. Inibirono, sotto gravissime pene, l'uso del Libro della Preghiera Comune, non solo nelle chiese, ma anche nelle case private. Era delitto per un fanciullo il leggere accanto al letto dell'infermo genitore una di quelle soavi orazioni che avevano, per lo spazio di quaranta generazioni, mitigato i dolori de' Cristiani. Pene severe vennero minacciate contro coloro che presumessero di biasimare il culto calvinistico. Ecclesiastici di carattere rispettabile non solo furono a migliaia privati de' loro beneficii, ma rimanevano sovente esposti agli oltraggi della fanatica marmaglia. Le chiese e le sepolture, le leggiadre opere d'arte, le preziose reliquie dell'antichità, vennero brutalmente sfigurate. Il Parlamento ordinò che tutte le pitture della Collezione Reale, che rappresentavano Cristo o la Vergine Maria, si bruciassero(30). Alle sculture toccò una sorte egualmente trista.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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