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      Egli, per l'opposto, aveva una languida vaghezza speculativa per le istituzioni repubblicane; vaghezza che non gl'impediva in nulla d'essere prontissimo a diventare in pratica il più servile strumento del potere arbitrario. A sembianza di molti altri lusingatori e negoziatori compiti, era più dotto nell'arte di conoscere i caratteri e giovarsi della debolezza degli uomini, che nell'arte di discernere il sentire delle grandi masse, e prevedere lo avvicinarsi delle grandi rivoluzioni. Era destro negli intrighi; e riusciva difficile, anche agli uomini sottili ed esperti che fossero stati preavvertiti della perfidia di lui, il resistere al fascino de' suoi modi, e non credere alle sue proteste d'affetto. Ma era così intento ad osservare e corteggiare gl'individui, che dimenticava di studiare l'indole della nazione: però cadde in gravissimi inganni, rispetto ai più solenni eventi del suo tempo. Ogni importante movimento o scoppio dell'opinione pubblica gli giunse di sorpresa; e il mondo, non sapendo intendere che un uomo come lui, fosse cotanto cieco da non vedere ciò che chiaramente vedevano i politicanti delle botteghe da caffè, talvolta attribuiva a profondo disegno quei che, a dir vero, non erano se non pretti abbagli.
      Soltanto ne' privati colloqui, le sue doti eminenti principalmente esplicavansi. Ne' recessi della reggia, o in un assai piccolo cerchio, egli esercitava grande influenza. Ma nel Consiglio era taciturno; e nella Camera de' Lordi non apriva mai le labbra.
      XLVII. I quattro Consiglieri confidenti della Corona si accorsero tosto, la loro situazione essere impacciata e fatta segno alla invidia.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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