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      Quando viaggiava, era in ogni parte ricevuto con pompa non minore, e con assai maggiore entusiasmo di quello con cui erano stati accolti i Re procedenti in mezzo al reame. Veniva di casa in casa scortato da lunghe cavalcate di gentiluomini e borghesi armati. Dalle città uscivano le intere popolazioni a riceverlo. Gli elettori si affollavano d'intorno a profferirgli i loro voti. Egli spinse tanto alto le sue pretese, che non solo mise nell'arme di sua famiglia i leoni d'Inghilterra e i gigli di Francia senza il bastone sinistro, sotto il quale, secondo le leggi del blasone, vengono posti in segno della sua nascita illegittima; ma rischiossi di toccare gli ammalati della malattia regia. Nel tempo stesso, adoperava le arti tutte che valgono a conciliare lo amore della moltitudine. Teneva al fonte battesimale i figliuoli de' contadini, mescolavasi ai loro rustici sollazzi, lottava, giuocava al bastone a due punte, e vinceva provandosi nelle corse pedestri, egli calzato di stivali contro altri calzati di scarpe.
      È curiosissima circostanza, che in due delle più grandi occasioni della nostra storia, i capi del partito protestante cadessero nel medesimo errore, e con esso ponessero a grave pericolo la propria patria e religione. Alla morte di Eduardo VI, opposero Lady Giovanna senza alcuna apparenza di diritto di nascita, non solo a Maria loro nemica, ma ad Elisabetta, ch'era la vera speranza dell'Inghilterra e della Riforma. Però i più rispettabili protestanti, con Elisabetta a loro capo, furono costretti a fare causa comune coi papisti.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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