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      Nello stesso modo, centotrent'anni dopo, parte dell'opposizione ponendo Monmouth come pretendente alla Corona, aggredivano il diritto non solo di Giacomo, che era da essi giustamente considerato quale implacabile nemico della fede e delle libertà loro; ma anche del Principe e della Principessa d'Orange, i quali venivano singolarmente segnati a dito, e per la situazione e per le qualità personali loro, come difensori di tutti i liberi governi e di tutte le Chiese riformate.
      In pochi anni, la insania di siffatto procedere divenne manifesta. Ma allora gran parte del potere dell'opposizione consisteva nella popolarità di Monmouth. Le elezioni riuscirono avverse alla Corte; il giorno stabilito per l'adunanza delle Camere appressavasi: era, dunque, mestieri che il Re scegliesse la condotta da tenere. Coloro che lo consigliavano, scoprirono i primi lievi segni d'un mutamento nel pubblico sentire, e sperarono che, soltanto differendo a miglior tempo il conflitto, Carlo otterrebbe sicura vittoria. Egli, quindi, senza né anche chiedere l'opinione del Consiglio de' Trenta, decise di prorogare il nuovo Parlamento innanzi che cominciasse i suoi lavori. Intanto, al Duca di York, che era ritornato da Brusselles, fu fatto comandamento di ritirarsi in Iscozia, e fu messo a capo dell'amministrazione di quel Regno.
      Il sistema di Governo fatto da Temple venne manifestamente abbandonato, e subito posto in dimenticanza. Il Consiglio Privato tornò ad essere ciò che, era già stato. Shaftesbury e i suoi fautori politici rinunziarono ai loro seggi in Consiglio.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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