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      Ne convocò un altro, che doveva radunarsi in Oxford nel marzo 1681. Dai giorni de' Plantageneti in poi, le Camere avevano sempre tenute le loro sessioni in Westminster, tranne ne' tempi in cui la peste infuriava nella metropoli; ma una congiuntura così straordinaria sembrava richiedere straordinarie cautele. Se il Parlamento si fosse ragunato nel luogo consueto, la Camera de' Comuni si sarebbe potuta dichiarare in permanenza, ed avrebbe invocato l'aiuto de' magistrati e de' cittadini di Londra. Le milizie civiche avrebbero potuto sorgere a difendere Shaftesbury, come quaranta anni avanti erano sorte a difendere Pym e Hampden. Le guardie avrebbero potuto(47) essere vinte, la reggia forzata, il Re prigioniero nelle mani de' suoi sudditi ribelli. Tale pericolo non era da temersi in Oxford. La università era devota alla Corona; e i gentiluomini delle vicinanze erano generalmente Tory. Quivi, dunque, la opposizione, più che il Re, aveva ragione di temere la violenza.
      Le elezioni furono subietto di ardenti contrasti. I Whig tuttavia formavano la maggioranza nella Camera de' Comuni; ma era manifesto che lo spirito Tory veniva celeremente sorgendo in tutto il paese. E' parrebbe che il sagace e versatile Shaftesbury avesse dovuto prevedere il cangiarsi de' tempi, ed assentire ai patti offerti dalla Corte; ma sembra che avesse posta in dimenticanza la sua antica strategia. Invece di provvedere in guisa, che, nel peggiore evento, egli avesse sicura la propria ritirata, prese tale una posizione, che gli era forza o vincere o perire.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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