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      Forse il suo cervello, comunque fortissimo, era stato travolto dalla popolarità, dal successo e dallo eccitamento del conflitto. Forse aveva dato di sprone al proprio partito tanto, da non poterlo più dominare, ed era veramente trascinato da coloro che egli sembrava condurre.
      LVII. Giunse il gran giorno. L'adunanza d'Oxford somigliava più presto ad una Dieta polacca, che a un Parlamento inglese. I rappresentanti Whig apparvero scortati da gran numero de' loro affittuari e servitori, in armi e montati a cavallo, i quali scambiavano sguardi di diffidenza con le guardie regie. La più lieve provocazione, in cosiffatte circostanze, avrebbe prodotta la guerra civile; ma nessuna delle due parti si attentò di dare il primo colpo. Il Re di nuovo offerse di consentire ogni cosa, fuorchè la Legge d'Esclusione. I Comuni erano deliberati di non accettare null'altro che la Legge d'Esclusione. Dopo pochi giorni, il Parlamento fu nuovamente disciolto.
      Il Re aveva trionfato. La Reazione, che era incominciata alcuni mesi innanzi che s'adunassero le Camere in Oxford, si accrebbe rapidamente. La nazione, a dir vero, rimaneva sempre ostile al papismo: ma quando i cittadini richiamarono ad esame tutta la storia della congiura, si accorsero come il loro zelo protestante gli avesse fatti trascorrere alla demenza e al delitto, e appena potevano credere d'essere stati spinti da alcune novelle da balia a gridare al sangue de' loro concittadini e fratelli cristiani. E davvero, i più leali non potevano negare che l'amministrazione di Carlo fosse spesse volte stata degna di biasimo.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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