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      Sentiva tanto la propria dappocaggine, che non intervenne mai alle adunanze de' colleghi intorno agli affari esteri. Anche nelle questioni concernenti la sua professione, le opinioni sue erano di meno peso in Consiglio, che quelle di chiunque abbia mai tenuto il Gran Sigillo. Nondimeno, quella tal quale influenza ch'egli esercitava, adoperò, fin dove osava di farlo, a favore delle leggi.
      Il principale avversario di Halifax era Lorenzo Hyde, che era stato, poco innanzi, creato Conte di Rochester. Tra tutti i Tory, Rochester era il più intollerante e contrario ad ogni accordo. I membri moderati del suo partito dolevansi che tutti gli uffici del Tesoro, mentre egli ne era Primo Commissario, venissero concessi agli zelanti, i cui soli diritti ad essere promossi consistevano nel bere a confusione de' Whig, e nell'accendere fuochi di gioia e bruciarvi la Legge d'Esclusione. Il Duca di York, satisfatto di uno spirito che tanto gli somigliava, sosteneva con passione ed ostinazione il proprio cognato.
      I tentativi che i Ministri rivali facevano a vincersi e supplantarsi scambievolmente, tenevano perennemente agitata la Corte. Halifax instava presso il Re perchè convocasse il Parlamento, a concedere una generale amnistia, a privare il Duca di York d'ogni partecipazione al Governo, a richiamare Monmouth dallo esilio, a romperla con Luigi, ed a stringere l'unione con la Olanda, giusta i principii della Triplice Alleanza. Il Duca di York, dall'altro canto, temeva lo adunarsi del Parlamento, abborriva i vinti Whig con tenace rancore, sperava tuttavia che il disegno formato quattordici anni innanzi in Dover potesse mandarsi ad esecuzione, mostrava ogni giorno al proprio fratello la inconvenevolezza di patire che un uomo il quale in cuore era repubblicano tenesse il Gran Sigillo, e proponeva calorosamente Rochester come adattato al grande ufficio di Lord Tesoriere.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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