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      Un capitano, in simile guisa, talvolta guadagnava in un breve viaggio parecchie migliaia di lire sterline; e per condurre cotesto lucroso traffico, troppo spesso trascurava gl'interessi della propria patria e l'onore del proprio vessillo, vilmente sottomettevasi alle Potenze straniere, disobbediva agli ordini piů diretti de' superiori suoi, rimaneva in porto quando gli comandavano di correre dietro ad un corsaro di Salč, o andava a portare argento in Livorno, quando le istruzioni ricevute richiedevano che si riducesse in Lisbona. E tutto ciň egli faceva impunemente. Lo interesse medesimo che lo aveva locato in un posto al quale era disadatto, ve lo manteneva. Non v'era ammiraglio, che, sfidato da codesti corrotti e sfrenati prediletti di palazzo, osasse appena bisbigliare di corte marziale. Se qualche ufficiale mostrava maggior sentimento del proprio dovere che non facessero i suoi colleghi, accorgevasi tosto d'avere perduti i guadagni, senza essersi acquistato onore. Un capitano che, per avere rigorosamente obbedito agli ordini dello Ammiragliato, perdč un trasporto di mercanzie dal quale avrebbe ricavato quattromila sterline, si sentě dalle stesse labbra di Carlo chiamare, con ignobile leggerezza, grandissimo stolto per le cure che si prendeva.
      La disciplina della marineria procedeva tutta ad un modo. Come il capitano cortigiano spregiava lo ammiragliato, cosě egli era spregiato dalla sua ciurma. Non poteva nascondere d'essere nell'arte sua inferiore a ciascuno de' marinai sul bordo.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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