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      I piccoli possidenti, che coltivavano i propri campi con le mani proprie, e fruivano d'una modesta competenza senza pretese di blasoni o ambizione di sedere in una corte di giustizia, formavano, allora più che adesso, una parte assai più importante della nazione. Se possiamo fidarci de' migliori scrittori di statistica di que' tempi, circa cento sessanta mila proprietari, i quali insieme con le loro famiglie dovevano sommare a più d'un settimo della intiera popolazione, traevano la sussistenza dalle loro piccole possessioni libere. La entrata media di cotesti possidenti, composta di rendita, d'utili e di salari, estimavasi ad una somma fra sessanta e settanta lire sterline l'anno. Calcolavasi che il numero degli individui che zappavano da sè le proprie terre, era maggiore del numero di coloro i quali prendevano in affitto i terreni altrui(126). Gran parte dei piccoli possidenti, fino dal tempo della Riforma, aveva aderito al Puritanismo; aveva nelle guerre civili parteggiato a favore del Parlamento; dopo la Ristaurazione, persistito ad ascoltare i predicatori Presbiteriani e Indipendenti; nelle elezioni sostenuto valorosamente gli Esclusionisti; ed anche dopo scoperta la congiura di Rye House e proscritti i capi de' Whig, aveva seguitato a considerare il papismo e il potere arbitrario con animo inesorabilmente ostile.
      XVI. Per quanto grande sia stato il cangiamento nella vita rurale d'Inghilterra dopo la Rivoluzione, quello delle città è anche più meraviglioso. Ai dì nostri, una sesta parte della nazione è affollata in città provinciali, di trenta e più mila abitanti.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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