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      Per tali ragioni, esortavano seriamente a non permettere a nessuna vettura pubblica di avere più di quattro cavalli, di partire più d'una volta la settimana, e di fare più di trenta miglia per giorno. Speravano che ove si fosse adottato siffatto regolamento, tutti, salvo gl'infermi e gli zoppi, avrebbero ripreso l'antico modo di viaggiare. Varie compagnie della città di Londra, varie città provinciali, e i giudici di varie Contee presentavano petizioni che contenevano le sopradette idee. Coteste cose ci muovono a riso. E non è impossibile che i nostri posteri, leggendo la storia della opposizione mossa dalla cupidità e dal pregiudicio ai miglioramenti del secolo decimo nono, sorridano anch'essi di noi(195).
      Malgrado la riconosciuta utilità de' velociferi, gli uomini sani e vigorosi, e non impediti da molto bagaglio, seguitavano tuttavia il costume di fare a cavallo i viaggi lunghi. Se il viaggiatore voleva andare speditamente a qualche luogo, prendeva i cavalli di posta. Cavalli freschi e nuove guide potevano trovarsi a convenevoli distanze lungo tutte le grandi linee delle strade. La spesa era di tre soldi il miglio per ciascun cavallo, e quattro per la guida. In tal modo, essendo buono il cammino, egli era possibile di viaggiare per un tempo considerevole così rapidamente, come con qualunque altra specie di trasporto che si conoscesse in Inghilterra fino a che ai veicoli venne applicato il vapore. Non eranvi per anche carrozze da posta; nè coloro che viaggiavano nelle loro proprie, trovavano ordinariamente da mutare i cavalli.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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