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      Ma tali emozioni tosto cedevano a più forte sentimento. Una politica estera vigorosa, necessariamente presupponeva politica interna conciliatrice. Era impossibile far fronte alla possanza francese, e a un tempo calpestare le libertà della Inghilterra. Il Potere Esecutivo non avrebbe potuto imprendere nulla di grande senza lo assenso della Camera de' Comuni, nè ottenerne lo aiuto senza agire a seconda delle opinioni di quella. In tal guisa, Giacomo accorgevasi di non potere conseguire insieme le due cose ch'ei più desiderava. Il secondo de' suoi desiderii era quello d'essere temuto e rispettato dai Governi stranieri; ma il primo era di essere signore assoluto nel proprio Regno. Fra gli oggetti incompatibili cui il suo cuore aspirava, egli per qualche tempo procedè piegando ora di qua ora di là. Il conflitto dell'animo diede ai suoi atti pubblici una strana sembianza d'irresolutezza e di falsità. Difatti, coloro i quali senza il filo d'Arianna tentavano d'esplorare il laberinto della sua politica, non sapevano intendere come lo stesso uomo nella settimana stessa potesse mostrarsi così superbo e così vile. Anco Luigi rendevano perplesso gli andamenti d'un alleato il quale, in poche ore, passava dall'omaggio alla disfida, e dalla disfida all'omaggio. Nondimeno, ora che ci è appieno manifesta la condotta di Giacomo, sembra che cotesta incoerenza possa agevolmente spiegarsi.
      Allorquando egli si assise sopra il trono, era in dubbio se il Regno si sarebbe tranquillamente sottoposto all'autorità sua.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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