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      Gli Esclusionisti, poco fa così potenti, avrebbero potuto, correndo all'armi, insorgergli contro. Egli avrebbe potuto avere grande bisogno dell'oro e delle milizie della Francia: fu quindi per alquanti giorni pago di far la parte di piaggiatore e di mendicante. Si scusò umilmente d'avere osato convocare il suo Parlamento senza licenza del Governo francese; e lo pregò vivamente di concedergli un sussidio. Sparse lacrime di gioia sopra le cambiali francesi; mandò a Versailles una speciale ambasceria per significare la gratitudine, lo affetto, la sommissione ch'egli aveva per Luigi. Ma appena partita l'ambasceria, variò di sentimenti. Era stato da per tutto proclamato Re senza il minimo tumulto, senza il più lieve grido sedizioso. Da ogni parte dell'isola gli giungevano nuove ad assicurarlo che i suoi sudditi erano tranquilli ed obbedienti. Riprese animo, e sentì come la relazione disonorante da lui contratta con un potentato straniero, gli fosse intollerabile. Divenne altero, puntiglioso, vanitoso, rissoso. Parlava così altamente intorno alla dignità della propria Corona e all'equilibrio politico, che tutta la sua Corte aspettavasi ad un pieno rivolgimento nella politica estera del Governo inglese. Comandò a Churchill di mandargli una relazione minuta del ceremoniale di Versailles, affinchè gli onori onde ivi era stata accolta la legazione inglese, venissero debitamente contraccambiati, ma non più che contraccambiati, al rappresentante della Francia a Whitehall. La nuova di questo mutamento fu accolta con gioia a Madrid, a Vienna e all'Aja(313). Il Re Luigi, in sulle prime, ne rise, dicendo: "Il mio buono alleato parla alto; ma egli ama tanto i miei zecchini, quanto li amava il suo fratello.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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