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      Così posti alla tortura, uscirono fuori, ma per dire che dubitavano se esistesse la reità. Jeffreys li rimproverò con veemenza; ed essi, dopo un'altra deliberazione, profferirono ripugnanti l'opinione che affermava la esistenza della colpa.
      Il dì seguente fu pronunciata la sentenza. Jeffreys ordinò che Lady Alice fosse arsa viva quel giorno stesso. Questo eccesso di barbarie mosse a pietà ed a sdegno anche i più ardenti partigiani della Corona. Il clero della Cattedrale di Winchester protestò dinanzi al Capo Giudice, il quale, comunque di brutale natura, non era così stolto da porsi al pericolo d'una contesa sopra tale subietto con una classe tenuta in tanta riverenza dal partito Tory. Consentì a differire a cinque giorni la esecuzione della sentenza. Nel qual tempo, gli amici della sventurata scongiurarono Giacomo a mostrarsi clemente. Varie dame d'alto grado intercessero per lei. Feversham, la cui influenza in Corte era cresciuta per la fresca vittoria, e che, come ne corse la voce, era stato comprato all'uopo, parlò a favore di Lady Alice. Clarendon, cognato del Re, orò similmente per lei. Ma tutto fu vano. Il più che potè ottenersi, fu che la condanna al fuoco venisse(534) commutata con la decapitazione. La donna si sobbarcò con coraggiosa calma al proprio fato, e le fu mozzo il capo sul palco nel mercato di Winchester(535).
      LV. Nell'Hampshire, Alice Lisle fu la sola vittima; ma il giorno che seguì alla sua decapitazione, Jeffreys giunse a Dorchester, città principale della Contea nella quale Monmouth era sbarcato, ed ebbe principio la strage giudiciale.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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