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      Quale condizione sarebbe stata più critica che quella di trovarsi ondeggiante tra due doveri egualmente sacri, tra due affetti egualmente fervidi? Come poteva egli rendere a Cesare ciò ch'era di Cesare, e non negare a Dio parte di ciò ch'era di Dio? Nessuno che avesse siffattamente sentito, poteva mirare, senza profondo timore e neri presentimenti, il contrasto tra il Re e il Parlamento intorno all'Atto di Prova. Se Giacomo anche ora si fosse indotto a ripensare sul proprio disegno, a lasciare riaprire le Camere, e cedere ai desiderii loro, tutto poteva rivolgersi a bene.
      Così opinavano i due cognati del Re, i Conti cioè, di Clarendon e di Rochester. La potenza e il favore che godevano questi gentiluomini, sembrava veramente grande. Il più giovane de' fratelli era Lord Tesoriere e primo ministro; il maggiore, dopo di avere per alquanti mesi tenuto il Sigillo Privato, era stato nominato Luogotenente d'Irlanda. Il venerando Ormond pensava medesimamente. Middleton e Preston, che, come dirigenti la Camera de' Comuni, avevano di recente sperimentato quanto cara fosse a' gentiluomini realisti d'Inghilterra la religione stabilita, davano consigli di moderazione.
      In sul principio del nuovo anno, i sopraddetti uomini di Stato, e il numeroso partito da essi rappresentato, ebbero a patire una crudele mortificazione. Che il Re defunto fosse Cattolico Romano, era stato per molti mesi sospettato e bisbigliato, ma non annunziato formalmente. Tale manifestazione non si sarebbe potuta fare senza grave scandalo.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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