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      Tentò di richiamare a vita l'odioso addebito che, per manifestissime ragioni, Libanio aveva gettato sopra i soldati cristiani di Giuliano; ed affermò che il dardo che uccise l'imperiale rinnegato, partì non dagl'inimici, ma da qualche Rumbold o Ferguson delle legioni romane. Ne seguì caldissima controversia. I disputatori Whig e Tory lottarono accanitamente intorno ad un passo oscuro, nel quale Gregorio Nazianzeno loda un pio vescovo che andava ad infliggere la fustigazione ad alcuno. I Whig sostenevano che l'uomo santo andasse a fustigare lo imperatore; i Tory, che egli volesse fustigare, a tutto dire, un capitano delle Guardie. Johnson compose una risposta ai suoi avversarii, nella quale fece un elaborato paragone tra Giuliano e Giacomo, allora Duca di York. Giuliano per molti anni aveva fatto sembiante di aborrire la idolatria, mentre in cuor suo era idolatra. Giuliano aveva, per giungere a certi suoi fini, in alcune occasioni simulato di rispettare i diritti della coscienza. Giuliano aveva punite le città che erano zelanti per la vera religione, spogliandole de' loro privilegii municipali. Giuliano da' suoi adulatori era stato chiamato il Giusto. Giacomo si sentì provocato a segno, da non poterlo patire. Johnson fu accusato di calunnia, convinto reo, e condannato ad una multa che egli non aveva mezzi di pagare. Fu quindi gettato in un carcere; e sembrava probabile che vi dovesse rimanere per tutta la vita(695).
      LIV. Sopra la stanza ch'egli occupava nella prigione del Banco del Re, era rinchiuso un altro condannato, il cui carattere è degno di studio.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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