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      LXVIII. Allorquando lo storico di questo perturbato regno rivolge lo sguardo alla Irlanda, l'opera sua diventa singolarmente difficile e delicata. Ei procede - per usare la squisita immagine adoperata in simigliante occasione da un poeta latino - sopra un fuoco d'ingannatrici ceneri coperto. Il secolo decimosettimo, in quello sventurato paese, ha lasciato al decimonono un fatale retaggio di maligne passioni. Nessuna delle due razze ha perdonato di cuore i vicendevoli torti recati dai Sassoni difensori di Londonderry, e dai Celti difensori di Limerick. Fino ai dì nostri, una più che spartana alterigia deturpa le molte insigni qualità che caratterizzano i figli de' vincitori; mentre un sentimento da Iloti, misto d'odio e di paura, si manifesta troppo spesso ne' figli de' vinti.
      Nessuna delle caste avverse può equamente andare assoluta dal biasimo; ma il maggior biasimo tocca a quell'insensato e testardo principe, il quale, posto in condizioni di poterle riconciliare, adoperò tutta la sua possa a soffiare nel fuoco della nimistà loro, e in fine le costrinse ad affrontarsi e pugnare per la vita e la morte.
      LXIX. Gli aggravi che i membri della sua Chiesa sostenevano in Irlanda, differivano grandemente da quelli ch'egli tentava di far cessare in Inghilterra e in Iscozia. Il Libro degli Statuti Irlandesi, poscia deturpato da una intolleranza barbara quanto quella de' tempi barbarici, allora conteneva appena un solo Atto, e non molto rigoroso, che imponesse penalità ai papisti, considerati come tali.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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