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      Dopo trentacinque anni di non interrotto possesso, dopo venticinque anni di possesso solennemente guarentito dalle leggi, dopo innumerevoli fitti e cessioni, ipoteche e legati, era troppo tardi porre ad esame la validità de' titoli. Nondimeno, qualche cosa si sarebbe potuta fare a guarire, i cuori lacerati e rialzare, le prostrate fortune de' gentiluomini irlandesi. I coloni erano in prospere condizioni. Avevano grandemente migliorate le loro terre facendovi su fabbricati, piantagioni e chiuse. In pochi anni la rendita era quasi raddoppiata; il commercio era vivo; e le pubbliche entrate, che ascendevano quasi a trecento mila sterline l'anno, erano più che bastevoli alle spese del Governo locale, e davano un avanzo che mandavasi in Inghilterra. Non v'era dubbio alcuno, che il primo Parlamento che si fosse ragunato in Dublino, ancorchè rappresentasse quasi esclusivamente gl'interessi inglesi, in ricompensa alla promessa che il Re avrebbe fatta di mantenere quegl'interessi ne' loro diritti legali, gli avrebbe volentieri concessa una considerevolissima somma onde indennizzare, almeno in parte, le famiglie irlandesi ingiustamente spogliate. In cotesto modo, a' tempi nostri, il Governo Francese pose fine ai litigi nati dalla più vasta confisca che sia mai stata in Europa. E in simil modo, se Giacomo avesse seguito il parere de' suoi consiglieri protestanti, avrebbe almeno grandemente mitigato uno dei precipui mali che affliggevano l'Irlanda(746).
      Fatto ciò, egli avrebbe dovuto affaticarsi a porre in armonia le razze avverse, proteggendo imparzialmente i diritti e frenando gli eccessi di entrambe.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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