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      Nella sua prima campagna si espose al pericolo come uomo che cerchi la morte, fu sempre primo allo assalto ed ultimo alla ritirata, combattè con la spada in pugno dove più ferveva la mischia; e con una palla d'archibugio fitta nel braccio e col sangue che gli scorreva giù per la corazza, rimase fermo al suo posto, agitando il cappello sotto il fuoco più vivo. Gli amici lo pregavano di avere più cura della propria vita, che era di inestimabile prezzo alla salute della patria; e il più illustre de' suoi antagonisti, il Principe di Condé, notò, dopo la sanguinosa giornata di Seneff, come il Principe d'Orange in ogni cosa si fosse portato da vecchio generale, tranne nello avere esposto sè stesso al pericolo come un giovine soldato. Guglielmo negò d'essere reo di temerità, dicendo ch'era sempre rimaso nel posto del pericolo, mosso dal sentimento del proprio dovere e dal pensiero del bene pubblico. Le milizie da lui comandate erano poco assuefatte alla guerra, ed aborrivano da uno stretto scontro colle agguerrite soldatesche di Francia. Era quindi mestieri che il loro capitano mostrasse il modo di vincere lebattaglie. E veramente, più d'una volta al pericolo d'una giornata che pareva disperatamente perduta, ei riparò arditamente riordinando le sgominate schiere, e tagliando con la propria spada i codardi che davano lo esempio della fuga. Alcuna volta, nondimeno, e' pareva che sentisse uno strano compiacimento nell'arrisicare la propria persona. Taluni notarono che non si mostrò mai di così allegro umore, di modi così graziosi ed affabili, come fra mezzo al tumulto od alla strage d'una battaglia.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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