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      Aveva debito di compire un'altra impresa; e finchè non fosse compita, nulla gli avrebbe potuto nuocere. E però, per virtù di questo pensiero, egli, malgrado i pronostici de' medici, si riebbe da infermità che sembravano disperate; lo aperto navicello in cui egli si gettò nel fitto buio della notte fra mezzo alle frementi onde dell'Oceano, e presso ad una traditrice spiaggia, lo condusse a terra; e in venti campi di battaglia, le palle de' cannoni gli fischiarono d'intorno senza toccarlo. Lo ardore e la perseveranza con che egli si dedicò alla propria missione, mal troverebbero agguaglio nella storia degli uomini illustri. Considerando il suo gran fine, ei reputava la vita altrui di sì poco pregio, come la propria. Pur troppo, anche i più miti e generosi soldati di quella età avevano l'abitudine di curar poco lo spargimento del sangue, e le devastazioni inseparabili dalle grandi imprese militari; e il cuore di
      Guglielmo era indurito non solo dalla insensibilità acquistata nell'esercizio della guerra, ma da quella specie di insensibilità più severa, la quale nasce dalla coscienza del dovere. Tre grandi coalizioni, tre lunghe e sanguinose guerre, in cui tutta Europa dalla Vistola fino all'Oceano occidentale era in armi, devono attribuirsi alla sua invincibile energia. Allorquando nel 1678 gli Stati Generali, esausti e scuorati, desideravano posa, la sua voce tuonava contro coloro che volevano riporre la spada nel fodero. Se la pace fu fatta, ciò avvenne solo perchè egli non potè infondere ne' cuori altrui uno spirito fiero e risoluto come il suo.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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