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      Ma non v'era gioiello della Corona ch'egli non fosse apparecchiato a sacrificare, anche dopo che la Corona era passata sul suo capo, qualvolta fosse convinto siffatto sacrificio essere impreteribilmente necessario al suo grande disegno. E però, nel tempo della congiura papale, comecchè egli disapprovasse la violenza con cui la opposizione assaliva la regia autorità, esortò il Governo a desistere. La condotta della Camera de' Comuni rispetto(819) agli affari interni, diceva egli, era molto irragionevole: ma finchè rimaneva malcontenta, le libertà della Europa pericolavano; ed a questa suprema ragione ogni altra doveva cedere. Giusta siffatti principii egli operò allorquando la Legge d'Esclusione pose la nazione tutta in commovimento. Non v'è ragione a credere ch'egli incoraggiasse la opposizione a spingere innanzi quella legge, e ricusare ogni patto che le venisse offerto dal trono. Ma come chiaro si conobbe che, ove non si fosse posta in campo quella legge, vi sarebbe stata seria rottura tra i Comuni e la Corte, egli intelligibilmente, benchè con assai decoroso riserbo, manifestò la propria opinione, dicendo il Governo dovere ad ogni costo riconciliarsi coi rappresentanti del popolo. Allorchè una violenta e rapida mutazione dell'opinione pubblica aveva lasciato per alcun tempo il partito Whig privo d'ogni soccorso, Guglielmo tentò di giungere al suo scopo supremo per una nuova via, forse all'indole sua più convenevole di quella ch'egli aveva anteriormente presa. Pei cangiati umori della nazione, era poco probabile che venisse eletto un Parlamento disposto ad opporsi alle voglie del Sovrano.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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