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      Era quindi evidente, che, a meno ch'egli non fosse strettamente obbligato per legge a non concedere uffici ad altri che ai Protestanti, starebbe in lui di non concederli ad altri che ai Cattolici Romani. I Cattolici Romani erano pochi di numero, e fra loro non v'era un solo uomo de' cui servigi la cosa pubblica non potesse fare a meno. La proporzione in che essi stavano verso la popolazione dell'Inghilterra, era assai minore di quel che sia nei giorni nostri. Imperciocchč, adesso, dalla Irlanda l'onda della emigrazione di continuo si versa sulle nostre grandi cittā; ma nel secolo decimosettimo non era in Londra nč anche una colonia irlandese. Quarantanove cinquantesimi degli abitanti del reame, quarantanove cinquantesimi dei possidenti del reame, pressochč tutti gli uomini abili, esperti e dotti nella politica, nella giurisprudenza, nell'arte militare, erano Protestanti. Nondimeno, il Re, stranamente acciecato, s'era fitto in capo di servirsi della sua potestā di conferire gl'impieghi, come di un mezzo a fare proseliti. Appartenere alla Chiesa di lui, era agli occhi suoi il primo di tutti i requisiti ad ottenere un ufficio. Appartenere alla Chiesa dello Stato, era una positiva incapacitā. Biasimava, egli č vero, con parole, cui hanno fatto plauso alcuni creduli amici della libertā religiosa, la mostruosa ingiustizia di quell'Atto di Prova, che escludeva una piccola minoranza della nazione da' pubblici impieghi; ma nel tempo stesso studiavasi d'imporre un Atto di Prova che escludesse la maggioranza.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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