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      Dykvelt recò parimente un fascio di lettere de' più eminenti tra coloro co' quali erasi abboccato nel suo soggiorno in Inghilterra. Costoro generalmente esprimevano infinita riverenza ed affetto per Guglielmo, e quanto alle loro mire, riferivansi alle informazioni orali che ne averebbe date il portatore delle lettere. Halifax ragionava colla sua consueta acutezza e vivacità intorno alle condizioni e alle speranze del paese, ma adoperava gran cura a non impegnarsi in nessuna pericolosa linea di condotta. Danby scrisse in un tono più audace e risoluto, e non potè frenarsi dallo schernire delicatamente gli scrupoli del suo egregio rivale. Ma la più notevole fra tutte era la lettera di Churchill. Era scritta con quella eloquenza naturale, la quale, per quanto egli fosse letterato, non gli mancava mai nelle grandi occasioni, e con un'aria di magnanimità, che egli, perfido qual era, sapeva assumere con singolare destrezza. Diceva, la Principessa Anna avergli fatto comandamento di assicurare i suoi illustri parenti dell'Aja ch'essa era, con l'aiuto di Dio, deliberatissima a perdere piuttosto la vita, che rendersi colpevole d'apostasia. Quanto a sè stesso, gl'impieghi e la grazia del Re erano nulla, trattandosi della sua religione. E concludeva dichiarando altamente, che se non poteva pretendere di avere menata la vita d'un santo, sarebbe pronto, venuta l'occasione, a morire da martire(882).
      XLVIII. Dykvelt era così bene riuscito nella sua commissione, che tosto trovossi un pretesto a spedire un altro agente onde continuare l'opera con sì buoni auspici incominciata.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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