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      Dicevano che gli eccessi, ai quali s'era abbandonato, fossero a lui comuni con tutta la classe de' gaii giovani Cavalieri; ma la sua pietà pel dolore altrui e la generosità con che egli espiava i suoi torti, erano qualità tutte sue. I colleghi maravigliavansi della distinzione che il pubblico faceva tra lui ed essi. "Qualunque cosa egli faccia," diceva Wilmot "non ha mai torto." L'opinione del mondo divenne più favorevole a Dorset quando il fuoco dell'anima sua fu temperato dagli anni e dal matrimonio. Le sue graziose maniere, il suo gaio conversare, la dolcezza del suo cuore, la generosità della sua mano, universalmente lodavansi. Dicevasi non vi fosse giorno in cui qualche sventurata famiglia non avesse cagione a benedire il nome di lui. E nulladimeno, con tutta la sua buona indole, erano tali le punture de' suoi sarcasmi, che coloro i quali erano da tutta la città temuti pel loro spirito satirico, temevano forte la lingua di Dorset. Tutti i partiti politici lo stimavano e carezzavano: ma la politica non gli andava molto a sangue. S'egli dalla necessità avesse avuto incitamento a cercare ventura, probabilmente si sarebbe inalzato ai più alti uffici pubblici; ma la sua schiatta era sì illustre e la sua opulenza sì vasta, che mancavano a lui gli sproni più potenti che stimolano gli uomini a gettarsi ne' pubblici affari. La parte che egli ebbe nel Parlamento e nella Diplomazia basta a dimostrare che a lui null'altro mancava che la inclinazione per gareggiare con Danby e con Sunderland: ma ei si volse a studi che maggiormente gli talentavano.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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