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      Da quanto egli disse pareva che il Re non fosse venuto ad espresso patto coi Vescovi. Ma pareva medesimamente che i Vescovi potessero con tutta ragione credere che il patto fosse sottinteso. A dir vero, dalla ripugnanza che avevano i legali della Corona a porre nel banco de' testimoni lo scrivano del Consiglio, e dalla virulenza con che s'opposero al contro-esame di Pemberton, chiaro si deduce che avessero la stessa opinione.
      Nondimeno rimase provato che la scrittura era de' Vescovi. Ma surse una nuova e più grave obiezione. Non bastava che i Vescovi avessero scritto l'allegato libello; era necessario provare che lo avevano scritto nella Contea di Middlesex(1031). La qual cosa non solo non potevano provare il Procuratore e l'Avvocato Generale, ma la Difesa aveva i mezzi di provare il contrario. Imperocchè avvenne che dal tempo in cui fu pubblicata l'Ordinanza in Consiglio, fino a dopo che la petizione era stata presentata al Re, Sancroft non fosse nè anche una volta uscito dal suo palazzo di Lambeth. In tal guisa ruinava al tutto il fondamento sul quale posava l'Accusa, e l'uditorio con gran gioia aspettavasi che i Vescovi fossero immediatamente prosciolti.
      I legali della Corona di nuovo cangiarono tattica, ed abbandonando affatto l'accusa d'avere scritto un libello, impresero a provare che i Vescovi avevano pubblicato un libello nella Contea di Middlessex. E anche ciò era molto difficile a provare. La consegna della petizione al Re, indubitabilmente, agli occhi della legge, era lo stesso che pubblicarla.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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