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      Wildman allora produsse un contro-manifesto, da lui apparecchiato, il quale, ove fosse stato abbracciato, avrebbe indignati il Clero Anglicano e quattro quinti dell'aristocrazia territoriale. I principali Whig gli fecero vigorosa opposizione; e segnatamente Russell dichiarò che ove venisse adottato lo insano suggerimento di Wildman, si sarebbe sciolta la coalizione dalla quale unicamente poteva il popolo inglese sperare d'essere liberato. In fine la contesa fu ricomposta per l'autorità di Guglielmo, il quale, col suo consueto buon senso, stabilì che il manifesto rimanesse quasi come era stato congegnato da Fagel e da Burnet(1121).
      XXXIV. Mentre tali cose seguivano in Olanda, Giacomo erasi finalmente accorto del proprio pericolo. Da varie parti gli giungevano avvisi che mal potevano mettersi in non cale, finchè un dispaccio d'Albeville gli tolse ogni dubbio. Dicesi che come il Re lo ebbe letto, tosto impallidisse e perdesse per alcun tempo la parola(1122). Ed era naturale che ne rimanesse atterrito: imperocchè il primo vento che spirasse di levante avrebbe portato un esercito ostile alle spiagge del suo reame. Tutta Europa, tranne un solo potentato, attendeva con impazienza la nuova della sua caduta. Anzi egli aveva respinto con un insulto lo amichevole intervento che lo avrebbe potuto salvare. Le schiere francesi, che, s'egli non fosse stato demente, avrebbero potuto atterrire gli Stati Generali, stavansi ad assediare Philipsburg, o presidiavano Magonza. Tra pochi giorni forse gli toccherebbe di pugnare sul territorio inglese a difendere la propria corona e il diritto ereditario del suo figliuolo infante.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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