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      esclamò egli svoltandone con le proprie mani i fogli.
      Non sono io degno di fede? La mia parola non val forse nulla?" - "Ad ogni modo, o Sire," disse uno de' Vescovi "questo non è affare ecclesiastico, ed entra nella sfera della potestà secolare. Dio ha posta nelle mani vostre la spada; e non ispetta a noi invadere le vostre funzioni." Allora lo Arcivescovo con quella dolce e temperata malignità che reca più profonde ferite, chiese scusa di non volere impacciarsi di documenti politici. "Io e i miei confratelli, o Sire," soggiunse "abbiamo già crudelmente sofferto per esserci voluti immischiare negli affari di Stato: e saremo sì cauti da non farlo di nuovo. Una volta firmammo una innocentissima petizione; la presentammo nella maniera più rispettosa; e ci fu detto di avere commesso un grave delitto. La sola misericordia divina potè salvarci. E, Sire, i vostri Procuratore ed Avvocato Generali affermarono, come fondamento d'accusa, che noi fuori del Parlamento siamo uomini privati, e quindi era criminosa presunzione in noi lo immischiarsi di cose politiche. E ci aggredirono con tale furore, che, quanto a me, io mi detti per ispacciato." - "Vi ringrazio di ciò che dite, Monsignore di Canterbury," disse il Re; "speravo che non vi reputaste perduto cadendo nelle mie mani." Queste parole sarebbero state bene nella bocca d'un Sovrano misericordioso, ma uscivano di mala grazia dalle labbra d'un principe il quale aveva arsa viva una donna per avere ospitato uno de' fuorusciti; d'un principe, il quale erasi mostrato duro come un macigno verso il nipote, che disperatamente dolorando gli abbracciava le ginocchia.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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