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      Sarebbe stata cosa puerile iniziare pratiche d'accordo con Guglielmo, e nello stesso tempo riserbarsi il diritto di vendetta contro coloro che Guglielmo non poteva senza infamia lasciare in abbandono. Ma lo intenebrato intendimento e l'indole implacabile di Giacomo resisterono lungamente alle ragioni addotte da coloro che affaticavansi a convincerlo essere opera da savio perdonare delitti ch'egli non poteva punire. "Non posso acconsentire," esclamò egli. "È mestieri ch'io dia degli esempi: Churchill sopra tutti, Churchill, quel desso ch'io inalzai tanto. Egli è la sola cagione di tanto male. Egli ha corrotta la mia armata. Egli ha corrotta la mia figliuola. Egli mi avrebbe dato in mano al Principe d'Orange, se non mi avesse soccorso la mano di Dio. Milordi, voi siete stranamente ansiosi per la salvezza de' traditori, e nessuno di voi si dà il minimo pensiero della mia." In risposta a questo scoppio d'ira impotente, coloro i quali lo avevano esortato a concedere l'amnistia, gli mostrarono con profondo rispetto, ma con fermezza, che un Principe aggredito da potenti nemici non può trovare scampo se non nella vittoria o nella riconciliazione. "Se la Maestà Vostra, dopo ciò che è accaduto, vede tuttavia speranza alcuna di salvezza nelle armi, l'opera nostra è finita: ma se non ha questa speranza, non le resta altra áncora di salute che il riacquistare lo affetto del popolo." Dopo una lunga e calorosa discussione, il Re sciolse la ragunanza dicendo: "Milordi, voi avete usata meco gran libertà di parole; ma non me ne ho per male.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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