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      Ma fra' Whig nacquero assai mormorazioni. Dicevano non volere riconciliazione col loro vecchio signore; reputarsi sciolti da ogni vincolo di fedeltà; non essere disposti a riconoscere l'autorità d'un Parlamento convocato con decreto di lui. Aggiungevano ch'essi non volevano armistizio, e non poteano intendere, che dovendo esservi un armistizio, fosse da concludersi a patti uguali. Per virtù di tutte le leggi della guerra il più forte aveva diritto a giovarsi della propria forza; e nella indole di Giacomo v'era egli nulla che giustificasse una tanto estraordinaria indulgenza? Coloro che siffattamente ragionavano, ben poco conoscevano da quale altezza e con che occhio veggente il condottiero da essi biasimato contemplasse la intera situazione della Inghilterra e dell'Europa. Anelavano a rovinare Giacomo, e però avrebbero voluto o ricusare di trattare con essolui a patti uguali, o imporgli condizioni insopportabilmente dure. Perchè il vasto e profondo disegno politico di Guglielmo non patisse detrimento era necessario che Giacomo ruinasse al precipizio, rigettando condizioni così ostentatamente liberali. L'esito delle cose provò la saviezza de' provvedimenti che la maggioranza degli Inglesi ragunati in Hungerford era inchinevole a condannare.
      La domenica, 9 dicembre, le domande del Principe furono poste in iscritto e consegnate a Halifax. I Commissari desinarono in Littlecote, dove una splendida assemblea era stata invitata a incontrarli. L'antica sala, dalle cui pareti pendevano armature che avevano veduto la guerra delle Rose, e ritratti de' valorosi che erano stati ornamento della corte di Filippo e di Maria, era adesso ripiena di Pari e di Generali.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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