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      L'anarchia non č ordinamento di Dio; nč egli ci ascriverā a peccato se nel caso che un principe, il quale in onta a gravissime provocazioni non abbiamo cessato mai di onorare e obbedire, si parta senza che noi sappiamo dove, non lasciando un suo vicario, ci apprendiamo al solo partito che ci rimanga a impedire la dissoluzione della societā. Se il nostro Sovrano fosse rimasto fra noi, noi saremmo pronti, per quanto poco egli meritasse il nostro affetto, a morire ai suoi piedi. Se, lasciandoci, avesse nominato una reggenza per governarci con autoritā delegatale durante la sua assenza, noi ci saremmo rivolti a tale reggenza soltanto. Ma egli č scomparso senza lasciare nessun provvedimento per la conservazione dell'ordine o per l'amministrazione della giustizia. Con lui e col suo Gran Sigillo č sparita tutta la macchina per mezzo della quale si possa punire un assassino, decidere del diritto di proprietā, distribuire ai creditori i beni d'un fallito. Il suo ultimo atto č stato di sciogliere migliaia d'uomini armati dal freno della disciplina militare, e porli in condizioni o di saccheggiare o di morire di fame. Fra poche ore ciascun uomo s'armerā contro il suo prossimo. La vita, gli averi, l'onore delle donne saranno in balía di ogni uomo sfrenato. Noi adesso ci troviamo in quello stato di natura intorno al quale i filosofi hanno scritto cotanto; nel quale stato siamo posti non per colpa nostra, ma per volontario abbandono di colui che avrebbe dovuto essere nostro protettore. Il suo abbandono puō dirittamente chiamarsi volontario: imperocchč nč la vita nč la libertā sue erano in periglio.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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